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I COMANDALENTI

Settembre non è ancora autunno.

Andiamo con calma…

Sta diventando un po’ come il natale che si fa arrivare con mesi di anticipo, come se la caduta delle foglie si potesse anticipare!

Andiamo tutti troppo veloci.

Prima di ammalarmi, anche io facevo così. E non auguro a nessuno di doversi  fermare poi allo stremo, non tanto per questioni di salute, ma perché andare veloci non ci fa godere di più.

In realtà non c’è nessun posto dove andare cosi in fretta e per di più senza aver il tempo di provare piacere.

Fare le cose “piano” stempera l’ansia, la rabbia e – buona notizia per chi è depresso –  alza l’umore. Eppure la lentezza e la noia, sono mal giudicati e soprattutto evitati come la morte.

Se non hai degli obiettivi non sei nessuno, mentre il primo obiettivo dovrebbe essere SE STESSI, ma  per esserlo bisogna avere il tempo di conoscersi, nei dettagli, nelle relazioni che abbiamo avuto.

La guarigione per me è VIVERE fare delle cose che ci fanno piacere, condividere relazioni, pensare al futuro con un sorriso, e per questo l’unica medicina che serve è il TEMPO….. il tempo di vivere….

Nella nostra vita su questo pianeta il tempo e la pressione governano l’evoluzione. Sin dalla vita prenatale, tempo e pressione, pressione e tempo….

La pressione (la forza di gravità) ed il tempo danno il ritmo e dettano il battito del cuore che è condiviso col battito dell’Universo in cui siamo immersi.

Ma se noi andiamo più veloci dello stesso tempo che abbiamo a disposizione, ci perdiamo quel ritmo. Ci perdiamo il battito del nostro  stesso cuore, e la coerenza tra cuore e cervello è tutto per non disintegrarci di fronte agli accadimenti della vita.

La lentezza è una PROTEZIONE ……. Si, una protezione : guida in anticipo i pasi giusti.

Se vado al giusto  ritmo, non solo  mi rispetto e godo di più la vita qualunque sia quella che ho scelto,  ma mi accorgo prima degli ostacoli intorno a me.

Per questo per me il mese di settembre è sacro. E non solo perché è il mese in cui sono nata.

Settembre è un tempo di passaggio che ci deve aiutare ad ultimare il nostro  “raccolto” interiore ed esteriore  e conservare le risorse per l’inverno che arriverà.

Perciò sistemiamoci, prepariamoci psicologicamente e fisicamente, rafforziamo il nostro sistema immunitario con attività fisica, depurazione, idratazione, alimentazione sana ed anti-infiammatoria, aggiungendo letture,  pratiche meditative, e tanto tantissimo riposo in più.

Se vogliamo ripartire con tutta la carica (vera) ad Ottobre, è questo ritmo che la Natura ci chiede di rispettare.

E’ anche il  tempo di lasciare andare ciò che non ha funzionato questa estate: amicizie, obiettivi, salute….tutto.

Questo non è un mese per trattenere .

È un mese detox fino all’ #equinozio almeno 

#letgoofthepast : lasciamo andare il passato!

Beviamo molto, alleggeriamo i pasti, respiriamo di più ( magari al mattino davanti una finestra come sto facendo io, potete trovare il report nei miei post su instagram)

E lasciamo il nostro campo interiore libero . Anche le emozioni negative sono tossine. Possiamo vederne i sintomi e dobbiamo avere il tempo di ascoltarli

È così che ci prepariamo la nostra TERRA DI DENTRO  e seminare finalmente ad ottobre i nuovi obiettivi.

Se vogliamo seguire i cicli della natura è così che dobbiamo procedere .

È così che settembre diventa un mese tra i più godibili .

Perché non è la fine dell’estate… è solo l’ultimo mese prima dell’autunno!

Mi incuriosisce sempre vedere come ci si programma, di solito, per la fine di una #stagione , quando per esempio in questa regione Calabria si può andare al mare o in montagna praticamente fino a novembre !

Per me per esempio, l’estate inizia ora: con il mare poco affollato, la sua luce brillante che sembra una coperta di strass sotto il sole, le onde lunghe, un’energia più calma e rigenerante…L’estate è uno stato mentale, e questo stato mentale è la chiave per un buon stile di vita.

Dobbiamo tornare al lavoro ? ok!

Dobbiamo preparare i figli per la scuola ? ok…!

I comuni dove viviamo devono riprendere attività interne? Ok !

Facciamolo, ma lentamente, rispettando solo le vere emergenze.

Photo by Jolo Diaz on Pexels.com

Se settembre si vive lentamente , ci darà anche le forze e le risorse naturali per ricominciare.

Intanto…. date un occhiata ai nostri COMANDALENTI, e  tutti, famiglie e comuni, mettiamoli in pratica e ritagliamoci almeno una mezza giornata a settimana per godere della #natura anche nei prossimi due mesi ove possibile.

Anche questa è organizzazione per obiettivi, solo che è più positiva, possibile ed ecosostenibile per il nostro sistema integrato mente/cuore/natura/universo.

Proviamo a degustare la nostra vita tutti i giorni …E impariamo a dosare l’ attività con o l’ozio che è #sacro quanto il lavoro perché ci dà il tempo di amarci e di amare tutto e tutti intorno a noi, senza sacrificarli sull’altare dell’efficienza.

Se il problema è l’organizzazione di tutto questo, se vuoi imarare un ritmo più lento perché senti di essere già al limite (ed ancora deve iniziare l’anno!)  scrivimi nei commenti o contattami, posso essere di aiuto !

Visita il  mio sito, Iscriviti al blog e goditi anche un incontro di 40 minuti  con me : il primo è gratuito!

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BENVENUTO SETTEMBRE!

A settembre corre un vento delicato.
La schiuma che il mare solleva a mezz’aria brilla di una luce tutta sua.
Dipende dal ritmo dei tuoi pensieri vederla cadere di nuovo in basso
o restare sospesa per sempre
come se l’estate non volesse finire mai.
(Fabrizio Caramagna
)

Non è la fine dell’estate… è solo il primo giorno di settembre e l’equinozio d’autunno è lontano!

Mi incuriosisce sempre vedere come ci si programma per un fine stagione , quando in questa regione Calabria si può andare al mare o in montagna praticamente fino a ottobre !

Anche alle strutture ricettive gioverebbe un allungamento di stagione. Perché seppure loro restano aperte, fuori i clienti trovano tutto chiuso. Non è possibile né razionale. 

Per me per esempio l’ estate inizia ora. Col mare meno affollato, col sole allungato, le onde lunghe, un energia più calma e rigenerante.

E così mi sono concessa anche io quello che consiglio agli altri: dopo il lavoro dedicare delle ore ad immergermi in natura, al mare appunto, ma anche in montagna, fuori dalla calca.

Tutte le persone che , come me, devono stare attente alla propria salute, o sono in convalescenza, dovrebbero farlo anche tutti i giorni, o vi dovrebbero essere accompagnate.

L’estate è uno stato mentale e questo stato mentale è la chiave dei buoni stili di vita tanto necessari per stemperare lo stress del rientro gradualmente.

Dobbiamo tornare al lavoro ? ok!

Dobbiamo preparare i figli per la scuola ? ok…!

I comuni devono riprendere attività interne? Ok !

Ma nella mia regione per esempio, praticamente tutti i comuni hanno la vocazione della ricettività. Basta includerla nelle risorse, ma veramente e continuativamente. La Calabria ci dona ogni giorno tutto quello di cui necessitiamo ed anche tanta frutta di stagione ancora fresca e reperibile bio!

Intanto tutti, famiglie e comuni, ritagliamoci almeno una mezza giornata a settimana per godere della natura anche nei prossimi due mesi, ritemprando il sistema immunitario dato che ci aspetta l’ inverno.

Anche questa è organizzazione, solo che è più positiva, possibile ed ecosostenibile.

#degustalatuavita tutti i giorni …

E impara a dosare l’ attività con l’ozio che è sacro quanto il lavoro.

Se il problema è l’organizzazione della tua vita, scrivimi nei commenti o contattami QUI , perchè posso essere di aiuto 

Buona continuazione di estate!

Donatella

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IL VINO TI CAMBIA!

In questi giorni ho inaugurato un’altra rubrica video sul mio canale You Tube nella sezione DEGUSTAZIONI, e per farlo ho  scelto un Muranera 2020 delle Cantine Iuzzolini Di Cirò Marina, che ospita le cantine e fonda le sue radici storiche su Enotria, Terra magno-greca del vino in provincia di Crotone in Calabria, con viti coltivate a spalliera  e  contenenti vitigni autoctoni come il Gaglioppo.


Come dentro di noi, per il nostro corpo, per la terra stessa, anche per il vino il #terreno  è tutto: in questo caso  siamo su terreni con relativamente alto contenuto in argille , bianche,  idonee alla coltivazione di uve a bacca nera, ed i vini tendono ad avere pigmentazioni molto intense (violacee) sensazioni olfattive complesse, ricchezza in alcol, ma morbide.


Muranera in particolare è ottenuto da uve di Gaglioppo, Magliocco, Cabernet Sauvignon e Merlot, in vigneti coltivate a 300 metri s.l.m. E’ fatto con vinificazione con fermentazione tradizionale,  macerazione per 10 – 15 giorni, svinatura, pressatura soffice e maturazione con  passaggio di 15 mesi in barriques di rovere francese  nuove poi passato in bottiglia  per due mesi a temperatura controllata, e devo dire che ne viene fuori un ottimo prodotto.

Degustato  dopo non poche difficoltà a gestire la temperatura (doveva essere max 18 ° e non sono riuscita a portarlo (con quello che ho a disposizione qui con  30° in casa –  sotto i 21°) .  Improvvisamente è arrivata una MEMORIA emotiva oltre che olfattiva, un flash visivo e gustativo durante la degustazione  fatta ad occhi chiusi come mi hanno insegnato i miei maestri della Scuola di Sommeliercoach (e coinvolgendo la mia famiglia in questo mio allenamento)
Ho  accolto subito nel cuore e  riconosciuto un vino che mostra subito grande struttura al gusto e notevole personalità, con l’alcol (14.5°) che si fonde nel morbido tannino in un convincente equilibrio, ma ho anche VISTO e  ricordato in bocca  e nella mente un sentore  di amarena forte e saporoso.

Avete mai provato a degustare il vino lentamente e ad occhi chiusi? E’ una bellissima esperienza!

Io non so se mi sbaglio ( sono ancora una neofita ) perché nella scheda poi ho letto della violetta il cui colore certamente pigmenta il vino, ma questo ricordo e sapore (mi fido di me e dei miei sensi, perché l’ ho riconosciuto chiaramente) me lo ha fatto amare subito!

Photo by Trang Doan on Pexels.com

E’ stato come un flash improvviso in cui ho riconosciuto il sapore di amarena che ha sbloccato un mio ricordo (è un frutto che amo moltissimo!)……Magari lì intorno ci sono delle amarene, o gli altri vitigni hanno portato in  dono questo…..

I commensali hanno applaudito me, il vino e quello che avevo cucinato (cous cous con carne, spezie e salsa di yogurt ed avocado 🥑)! ed io dopo pranzo fino al dolce, ho riscontrato una perfetta digeribilità!

La sera ho anche provato di nuovo ad abbassare la temperatura mettendo vino e termometro per qualche minuto in frigorifero e l’ho ri-degustato alla sua temperatura di servizio che è 18 gradi, apprezzandone ancora una volta il pregio.

Davvero una meraviglia.!

Provate anche voi questo vino delizioso e ditemi  nei commenti cosa sentite !

Non dimenticate di iscrivervi al blog ed al mio canale You Tube!

Donatella

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SONO IMPERFETTA!

SONO IMPERFETTO ! IL PERCORSO TRA DISABILITA’ E RESILIENZA

Non è un argomento facile e desidero  affrontarlo in senso non strettamente accademico, ma piuttosto esperienziale.

Nella vita di ciascuno di noi (Disabili e non) possano accadere avvenimenti tali da travolgere la nostra esistenza dal punto di vista fisico ed  emotivo: la perdita di una persona cara, un abbandono sentimentale, una bocciatura nell’iter scolastico, un licenziamento, una separazione, una malattia improvvisa , una violenza, un incidente.

Chiunque si sia trovato in situazioni difficili, se non drammatiche, pensa da subito che deve fare affidamento prima di tutto nelle proprie risorse. In realtà è un processo inter-dipendente, e il non poter attuare questa inter-dipendenza è veramente doloroso nel processo di rafforzamento della resilienza.

Non siamo tutti uguali nel modo di affrontare le avversità della vita, certo.

Eppure per assurdo forse le persone del D-Mondo, con disabilità congenita o acquisita, diventano le  più equipaggiate.

Chi deve riprendere in mano la propria vita o per infinite cause deve reinventarsene una nuova dopo un incidente, è costretto a diventare resiliente ed il trauma diventa un volano finanche per il successo (nello sport ad esempio abbiamo diverse testimonianze).

Ma che cos’è la resilienza? La vera definizione , giusto per citarla, arriva dalla ingegneria e sta ad indicare la capacità di un materiale di assorbire energia tipo deformazione elastica, pertanto di riacquistare la propria forma originaria dopo essere stato sottoposto a pressione o alterazione.

Se si applica alle persone, nel campo psicologico, ciò sta a significare che le persone hanno la capacità di adattarsi a nuove situazioni, reagendo in modo positivo, insomma, si possono piegare senza spezzarsi.

Secondo Susanna Kobasa, psicologa dell’Università di Chicago, le persone resilienti possiedono 3 caratteristiche:

  • Impegno, ovvero una persona attiva, entusiasta, che non si spaventa davanti alla fatica e con obiettivi e ideali da raggiungere.
  • Controllo, che ha la convinzione di poter dominare gli eventi o la realtà, senza esserne in balia.
  • Gusto per le sfide, con l’accettazione dei cambiamenti, vedendone gli aspetti positivi e minimizzando i negativi al fine di trasformarsi.

Sono tre termini da ponderare molto nel percorso ed integrarli con alcuni fattori che si possono definire invisibili. Vedere le difficoltà come opportunità che mobilitano nuove risorse e nuove energie, non è cosi scontato , specialmente se il contorno dei “servizi socio-sanitari”, per esempio,  non si mette in linea nemmeno con i bisogni di base.

Poi dipende anche dal ciclo di vita e dall’ambiente in cui queste difficoltà arrivano. Le persone colpite dalla malattia improvvisa per esempio devono trovare nuovi equilibri, ed il primo passo è iniziare a pensare che la malattia colpisca direttamente o indirettamente una parte importante della persona, MA CHE NON SIA TUTTA LA PERSONA.

Grazie a questa idea allora è possibile attivarsi sviluppando la propria Resilienza che è la capacità della persona di superare i traumi della vita adattandosi ad essi senza rimanere sopraffatti, purchè non si faccia finta che la vulnerabilità non esiste. Perché c’è invece, ed è forte, fortissima, e paradossalmente  è una predizione  di successo.

Perchè la resilienza non si basa sul RESISTERE ma sull’ ESSERE. Non è  resisto dunque sono, ma SONO, DUNQUE RESISTO

IO SONO MOLTO DI PIU’ DEL MIO PROBLEMA.

Uno degli elementi che possono facilitare l’essere resilienti è la consapevolezza della nuova condizione che si sta vivendo. La consapevolezza è data anche di alcuni processi inconsci di cui vi parlerò, ma anche dal conoscere i diritti  ED I SERVIZI di cui ci si può avvalere quando ci si ammala.

Si può osservare, però, a detta anche degli operatori del settore (Patronati, medici, operatori sociali ecc.) che molte volte le persone impiegano tempo prezioso prima di far partire la nuova vita, con una nuova burocrazia decisamente infernale. A supporto di questa tesi, il numero di malati è superiore al numero di domande di invalidità. Ci sarà pure un motivo!

Essere imperfetti è ok ma la :

  • mancanza di informazioni
  • canali informativi non sufficienti e non adeguati
  • mancanza di motivazione del malato che non vuole percepirsi come persona con disabilità ( perchè si vede TUTTA disabile, appunto)
  • mancanza di motivazione dei familiare che non sanno come comportarsi con i malati
  • ridotta motivazione da parte degli operatori a informare i diretti interessati, ritenendo questa parte secondaria al percorso di cura
  • auto diagnosi con premonizione dell’insuccesso, perché si pensa di non avere diritto a nulla

Sono aspetti che remano contro e anzi a volte confermano l’imperfezione nella mente delle persone interessate.

Sono tanti i fattori per i quali non è semplice passare DALL’IDEA DI SÉ SANO ALL’IDEA DI SÉ DISABILE, ma se avviene un adeguato percorso di adattamento anche sostenuto da una ” comunità curante”, come la sogno io, fino alla nuova condizione di malattia, se ne può valorizzare la parte di possibilità che questa dà.


E’ ovvio che sia meglio non ammalarsi nella vita, ma i traumi accadono che siano malattie, separazioni, lutti, tradimenti  o incidenti, e ad essi occorre far fronte, possibilmente senza saltare nessun passaggio.

Tutto accade molto in fretta di solito: un giorno ti svegli con una diagnosi e tutto il PRIMA scompare, di colpo. Così, puff….E’ successo anche a me. Per quello mi sono presentata come testimoniante e non solo psicologa.

Ho avuto un cancro sieroso all’endometrio piuttosto grave e di colpo la mia vita e la mia carriera sono cambiate; senza appigli.

L’addome e l’utero per una donna sono il centro della vita per lungo tempo, io l’ho perso ed  ho dovuto cambiare il mio centro. E per farlo ho dovuto de-programmarmi da ciò su cui mi ero allineata per oltre 50 anni. Ho dovuto disimparare, avere una nuova visione del paesaggio oltre alla terra bruciata fatta dentro e fuori di me. Proprio come dopo un incendio.

E’ cambiato il mio corpo, mancano degli organi, ci hanno messo le mani dentro addirittura.

E vi assicuro che anche se non si vede, quella che ho dovuto accettare è una vera e propria amputazione.

Di me hanno fatto terra bruciata per salvarmi la vita. Ma c’è una memoria che sopravvive ed all’inizio sembra di ascoltare un fantasma di qualcosa che però ha smesso di funzionare.

Eppure, la terra bruciata è quanto di più fertile ci sia. Spesso in agricoltura si lasciano dei campi puliti ma vuoti per un anno almeno (anche due), i campi coltivati a maggese, i campi dell’attesa.

Io ora  sono un campo coltivato a maggese, uno di quei campi aperti, apparentemente spogliati, ma che in realtà stanno in attesa per ricostituire l’humus che accoglierà i nuovi semi portati dal vento.

L’evento più inatteso della mia vita ha fatto entrare in me non solo il dolore e la paura, ma  una meraviglia inaspettata, in cui ho tutto il tempo di ascoltare. In realtà in questo anno e mezzo dal grande cambiamento, io ho potuto solo ascoltare ed osservare, e quando non l’ho fatto mi sono sentita davvero perduta, in quel “durante” in cui non ero, non sono ancora IO, ho ancora paura.

Ma io chi? Perché  mi sentivo strana, già qualche mese prima della diagnosi, ma c’era il covid, tanto lavoro in più in studio, pensavo di essere solo stanca. E così era in effetti, ma non mi sono fermata, gli altri erano sempre più importanti di me,  fino a che il mio corpo non mi ha dato dei segnali chiari.

La Resilienza si basa sulla accettazione che io sono imperfetta (pensavo che non mi sarei mai ammalata di cancro) e poi SULL’ACCETTARE CHE NON SONO COME MI VEDONO GLI ALTRI e ANCHE sull’accettazione del CAMBIAMENTO.

La resilienza richiede COERENZA, intesa come ALLINEAMENTO dei tuoi pensieri con le tue nuove sensazioni. Ma i pensieri abituati ad andare al vecchio corpo, prima della amputazione (qualsiasi essa sia) ti tirano indietro. La prima resilienza da trovare è quella che ti consente di non stare più nel passato o nel rimpianto dell’aver perso la vita di prima.

E questo comporta uno stress incredibile ed inizia un circolo vizioso:

Quando siamo sotto stress, arrabbiati, aggressivi, ansiosi, paurosi, quando soffriamo, emettiamo delle sostanze chimiche che disturbano il sistema nervoso e anche il cervello, e quelle stesse sostanze fanno sì che il cervello diventi ossessivo. Siamo ossessionati dai nostri problemi e non riusciamo a smettere di pensarci.

Cito un ricercatore del funzionamento del cervello Joe Dispenza (anche lui trasformatosi dopo un gravissimo incidente alla colonna vertebrale) che ci dice: “ questi tipi di sostanze chimiche sono quelle che a breve termine permettono per esempio al leone di focalizzarsi sulla gazzella ferita e alla gazzella di focalizzarsi sul leone, e quel focus indiviso del corpo nell’ambiente in un certo determinato momento è la chimica che permette alla sopravvivenza di avere luogo.” In un modo o nell’altro.

Il fatto è che gli esseri umani, però, trattengono questo stress attivo più a lungo del necessario, perché possono attivare la risposta allo stress non soltanto reagendo all’ambiente, ma anche semplicemente pensando o ricordando a qualcosa di stressante, preparandosi nei suoi confronti, quasi aspettandolo. Continuiamo a prepararci per un evento che, di fatto, è già successo, e questo innesca l’ansia, il disturbo da compulsione ossessiva, nevrosi, o  depressione reattiva, come quella che ha colpito me.

E’ cosi che ho perso la cosa che più amavo,  il mio lavoro di psicologa, tutti i miei pazienti perché non ero in grado di occuparmi che di me, coerentemente. Cosa che perdura.

E mi sono concentrata, non senza aiuto ovviamente, a ritrovare una coerenza CUORE – CERVELLO (affetti e controllo) che era andata distrutta con la consapevolezza di avere il cancro e con l’intervento chirurgico per risolverlo.

Quando creiamo un’autentica coerenza cerebrale ( la ricerca negli USA dimostra che una persona che inizia a rallentare il proprio cervello passando a uno stato meditativo o pre ipnotico come accade per esempio nella terapia EMDR di cui mi sono avvalsa), se lo  si fa correttamente si va oltre la sfera analitica, il nostro focus diventa più aperto, più diffuso – consentiamo alla nostra mente di spostarsi dall’ossessione, diventando in un certo senso “privi di se” (selfless).

E’ allora che  il cervello passa a quelli che sono chiamati modelli in sincronia di fase.
La chimica dello stress è tanto utile quanto pervasiva:  induce il cervello a rimanere in quello che è detto lo stato superiore delle onde Beta, uno stato super analitico, super precipitoso, super ansioso e la maggior parte delle persone vive in quella gamma di frequenza. In tale stato il cervello inizia a lavorare troppo velocemente e a precipitarsi nel tempo, valutando che cosa potrebbe succedere basandosi sul passato. Anticipa un evento futuro ma lo fa su queste basi e quindi continua a riciclarsi in tale condizione discontinua.

E attenzione , perché è esattamente quello che ognuno di noi qui è abituato a fare ogni santo giorno, me inclusa.

Ad un certo punto, non senza dolore, e si GRAZIE AL CANCRO, mi sono permessa di arrendermi, di rilassarmi, di essere presente,   aiutando il mio cervello a spostarsi in quei modelli alfa che sono molto più ordinati. Dove tutte  le onde si muovono insieme e la coerenza che ne deriva permette a parti diverse del cervello di iniziare a comunicare in modo corretto . E’ cosi che vengo ancora adesso traghettata oltre il trauma che ho subito.

Ecco io non so se la resilienza raggiunta solo spingendo su motivazione ed incoraggiamento possa bastare (con me per esempio non ha funzionato), ma so per certo che, così come ci si esercita a suonare il piano o a giocare a tennis, ci si può esercitare anche in questo e più lo si fa, più diventa familiare quindi fattibile.

Quella coerenza, quell’integrazione cervello col cuore, e aggiungo non per ultima, l’Anima, formano un trio che cerca sempre di non perdere il suo ritmo di unione con le emozioni e con la vita, pulsano assieme e non smettono di battere solo perché mi è venuto un tumore. Prestiamoci attenzione a mantenerli in equilibrio, perché un giorno,  improvvisamente invierà un segnale estremamente coerente a tutto il sistema nervoso che attraversandolo reintegrrerà tutti gli altri sistemi: il digestivo, l’immunitario, il circolatorio…

Si, non ci vuole un giorno, né due mesi né sei e nemmeno un anno. A volte di più, specie per le persone che come me abitano da sole.

Chi vive in compagnia è facilitato in questa trasformazione, sempre che le relazioni siano, appunto “armoniche”.

Ho compreso dunque che SENZA COSCIENZA DI QUESTO I CAMBIAMENTI E LA RESILIENZA NON SI RADICANO; un cervello incoerente segue i programmi inconsci del passato e non viene minimamente alterato stabilmente dalle nuove abitudini, per quanto virtuose esse siano. Lo può fare per un certo periodo, ma poi ritorna al nodo  creato dal trauma, se esso resta irrisolto e/o sepolto dentro il cervello.

Dunque se non si agisce anche con un intervento personale a livello delle programmazioni già esistenti (copioni personali e familiari, stili di vita) a partire dalle cose basilari ovvero RESPIRARE, MANGIARE, E DORMIRE….BENE,  non si può radicare un cambiamento semplicemente soltanto tenendo lontane le condotte ripetitive utilizzando azioni contenitive sintomatiche . Altrimenti trasformare l’imperfezione in bellezza diventa più difficile.

All’inizio infatti mi sono data  una disciplina FERREA (autodisciplina, corsa, ginnastica,  farmaci e cibo corretto) che certamente aiuta a cambiare lo stato corporeo, ma non riprogramma i messaggi inconsci memorizzati in famiglia o altrove e comunque sotto il livello di coscienza. La sofferenza ha un’origine e viene memorizzata nel cervello quando ci accade. Bisogna andare a ripescare quel file e riportarlo alla coscienza.

Pertanto, ciò che determina la stabilità del cambiamento è la capacità, anzi direi LA SCELTA  di CAMBIARE STATO DI COSCIENZA DELL’ESSERE. E questo avviene più stabilmente e si radica, utilizzando PRIMA DI TUTTO l’amore, i rapporti affettivi e le relazioni significative, anche quelle terapeutiche (benedette siano!), poi nell’ordine l’alimentazione che induce tutti i cambiamenti biochimici ed immunitari nel nostro corpo e poi o piuttosto insieme, l’attività fisica.

L’inversione di rotta di una malattia di certo non avviene solo agendo sul sintomo. La prima fase di un nuovo stile di vita, comporta dunque una fase di pulizia delle informazioni precedenti, non solo a livello fisico, ma anche a livello dei messaggi che sono ben installati nella nostra mente inconscia. Un emotional decluttering insomma! Se questi messaggi restano nel nostro sistema continuano ad inviare i  “segnali”  del vecchio programma/stile di vita impedendo alle nuove condotte che con tanta fatica cerchiamo di instaurare di radicarsi, e richiedendo soprattutto un dispendio enorme  per contrastare i contro-effetti del passato.

Ecco perché  importante quando si cambiano gli stili di vita, anche solo alimentari avere a disposizione, un tutor di nostra scelta e con affinità importanti,  che assieme alla ricostruzione della storia della persona con una anamnesi adeguata, aiuti successivamente a  “preparare il terreno “ e solo poi predisporre la persona alla semina delle nuove informazioni per il nuovo stile di vita. Altrimenti pur azionando nuove discipline attive, nuove condotte virtuose, nuovi pensieri motivazionali o cosiddetti positivi, persino nuovi farmaci, la fatica per mantenerle sarà sempre superiore al necessario e nostro malgrado concorrerà a riattivare l’asse dello stress, che come è noto ci fa prendere peso e trattenere liquidi come azione di difesa ed aumenta la nostra rabbia, mantenendoci in un circolo vizioso senza fine.

Tutti noi possiamo avere le migliori intenzioni di desiderare e pianificare una vita diversa, ma la qualità del cambiamento deve essere integrale ed integrata con la  nostra vita. Spessocper esempio, non cambiano i sentimenti verso noi stessi, specie se nella nostra storia abbiamo ricevuto influenze affettive molto negative.

Pertanto prima regola: non cercare di crescere da soli: bisogna avere l’umiltà di affidarsi a chi sa come creare e rieducare la persona ad aprirsi ad una nuova educazione, ad una nuova vita. Io ho avuto un drem team, una vera comunità curante, sin dal primo giorno.

E lentamente, non con poche difficoltà abbiamo costruito insieme ad altri una rete integrata che sta sostenendo il cambiamento, rendendolo possibile, fattibile, meno pesante e meno solitario. Neanche per me che sono del settore è stato facile trovare le persone giuste a cui far mettere mano in una situazione così delicata.

Il cervello cosi trattato sente la coerenza e l’integrazione e collabora con il nostro corpo al mantenimento della salute, diversamente, RESISTE al cambiamento e vi si oppone vanificando i nostri sforzi e, bisogna dirlo, anche i nostri investimenti economici per il mantenimento della salute.

Quante volte mi sono chiesta  ma perché non riesco ad adattarmi? Cosa mi riporta sempre ad un determinato impulso, ma soprattutto come faccio a disattivare un vecchio file di ricordi, metterlo in quarantena come un virus e cancellarlo se è obsoleto per la vita nuova che desidero e per il nuovo corpo che ho? Non è forse quello che ci chiediamo un pò tutti?

Non ho piu voglia di fare quello che facevo prima, ed anche se ho perso un lavoro ed un congruo stipendio, non posso tornare indietro.

Rinascere in collaborazione con una comunità curante, con altre figure di riferimento (lo psicologo, il medico, il nutrizionista,  il kinesiologo che aiuti a riprogrammare la postura adatta al nuovo cambiamento, ecc… ) è possibile. Anche le comunità fisiche, i paesi come questo, possono diventare comunità curanti e non lasciare che le persone in vario modo disabili restino sole ad affrontare il lungo processo che le aspetta.

Si guarda a questo percorso come un viaggio, e un viaggio con le indicazioni giuste che coinvolgano psiche e corpo diventa un viaggio sicuro, con una certa, desiderata e gioiosa destinazione, in cui la disciplina ha si la sua parte ma non tutta. L’anima deve avere il suo spazio e per anima intendiamo sia il terreno della Psiche che quello dell’Anima.

Un’altra cosa: la bella notizia è che quando si comincia questo processo, resta in progress per tutta la vita: e questo è un altro regalo della disabilità, cominci ad amare il cambiamento ed è questo che rafforza la resilienza: il tuo coinvolgimento, che ti carica di entusiasmo; si accetta di cambiare non l’imperfezione, ma la vita, a secondo di come è meglio per noi ed il nostro benessere, senza compromessi. E questo è veramente un dono straordinario, elle persone che lo accolgono si vede davvero una luce nuova che ispira altri. Un dono di cui sono immensamente grata ogni giorno.

Comunque anche io mi attacco i post-it in giro per casa, coach di me stessa, per motivarmi, ed uno ve lo voglio leggere in chiusura.

Eccovelo….

QUANDO È UNA BRUTTA GIORNATA…. PENSO A QUESTO……

(Liberamente adattata da Donatella Ponterio su un testo di Karen Andes)

Sono una donna bella, di una bellezza che non svanisce.
L’ho meritata, scoperta, raccolta come un gioiello nella polvere,
l’ho liberata e fatta splendere.
Ci credereste? Non l’ho riconosciuta per anni, sebbene sentissi che era là.
Ora abbaglia e prospera.
Sono sana nello spirito che alberga nel corpo, capace, indipendente, forte eppure ancora così fragile, sconfitta da un sospiro.
Il mio corpo resta comunque  quello di una creatrice: angoli che incontrano curve, durezza che sfocia nel morbido,  e nuovi vuoti che possono riempirsi d’amore…
Sono madre, figlia, sorella, amante di me stessa.
Accogliente del cambiamento  e coraggiosa, io espando il mio cuore.
Il mio corpo, comunque esso sia,  è la mia casa, la mia casa un santuario alla vita, confortevole, caldo e ricco di tesori inesplorati.
Mio è l’aroma di spezie calde catturato nel vento, mia la risata
che vola attraverso la porta. Nonostante tutto.
Condivido me stessa soltanto con quelli che mi rispettano per come sono e proteggo me, la mia casa ed il mio tempo dagli invasori.
Cerco il mio centro nel mezzo del caos, addestro alla pace i cani selvatici che mi urlano nella mente.
Uso il potere che avevo per il bene più grande, lascio libera la rabbia in situazioni neutrali, senza alcun innocente sulla linea del fuoco.
Sto imparando come persistere e quando lasciare andare; sono pronta a sentire la profondità e l’ardore di tutte le emozioni svegliarsi in ogni nervo e non ho più paura.
La mia bellezza e la mia forza trascendono età, tempo e forse anche questa vita.

Ogni giorno sono nuova, ancora più a casa dentro di me.
Attimo per attimo, io mi armonizzo con la Vita e co- creo il mio nuovo mondo.

Grazie per avermi ascoltata e per le emozioni che stiamo condividendo

Donatella Ponterio

Questa è la sintesi di un intervento fatto il 10 Agosto 2022 per Comunità di Girifalco, Sede del più grande e storico complesso psichiatrico della Calabria.

Fatemi sapere cosa è o è stata per voi la resilienza! Scrivetelo nei commenti ed iscrivetevi al blog!

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CUCINARE PER AMORE

Cucinare dallo spazio del cuore equivale ad aprirsi alla sorpresa nella vita. Potremmo per esempio scoprire che un cibo che abbiamo sempre odiato è legato ad una vecchia memoria. Ci sta dando l’opportunità di conoscerci di nuovo.

(Ines Isella)

Che ho una grande passione per la cucina si è capito. Ma la cucina non è solo ricette belle e convivialità: è anche alchimia , ed ha qualcosa di magico nel suo essere il luogo delle sostanze che cambiano sotto le nostre mani e poi cambiano di nuovo nella nostra bocca sprigionando gusti, e poi cambiano di nuovo nel nostro corpo attivando nostri sensori del gusto interni ed “sbloccando” ricordi.

In realtà anche il cibo può innescare nostalgie, portarci al profumo di un cibo di nonna o di mamma, e riconnetterci con le emozioni provate in quel momento. Si la cucina è una magia ed opera una magia, per questo io ne ho fatto il volano del mio cambiamento in questo momento, e non solo perchè mi rilassa cucinare, ma perchè mi aiuta a conoscermi, a SENTIRE COSA PROVO, a sentire il gusto della vita e delle cose vive che ingeriamo.

Col cibo si può evolvere, ma anche regredire, perché è col cibo che siamo stati consolati quando eravamo piccoli e dunque se abbiamo ricevuto un determinato cibo come sostituto d’amore, quando ci manca proviamo dolore.

Col cibo possiamo fare pace con una nostra antenata se cucinava per noi. e possiamo ricordarla cucinando, riattivando dolci momenti .

E’ un meccanismo semplice, ma radicato. Bisogna occuparsene per amore di sè e lavorarci su, ma non senza rivedere il proprio stile di vita e la propria routine alimentare.

Possiamo scegliere il cibo in base alla gioia che ci dà, o al colore, ma prima di poter fare questo dobbiamo fare un reset del gusto.; cambiare alcune abitudini, smettere di mangiare tutti i giorni le stesse sostanze assuefacendoci senza accorgercene, fino a perdere l’allegria ed il gusto.

Ogni cibo (e ricordate sempre che per cibo io intendo OGNI CIBO, OGNI COSA CHE CI NUTRE), ha i suoi doni per noi, non solo riapre ferite e gioie con i ricordi e può funzionare come una “droga”, ma ha anche dei doni intrinseci nella sua natura.

Degustare un cibo al naturale fa parte dello svezzamento: lasciare che i nostri organi di senso ritrovino i sapori originari nel senso del dolce o salato o piccante o amaro naturalmente contenuto in esso.

E’ cosi che ho imparato a cucinare: degustando e masticando di nuovo tutto lentamente. Proprio in quella cucina di cui vi ho parlato qualche articolo fa.

Voglio aggiungere anche che l’effetto biochimico dei cibi, non si ferma a quello fisico, ma investe anche la nostra psiche. I comportamenti sono mediati da ormoni e sostanze per la maggior parte prodotti nel microbiota intestinale, inoltre hanno effetti diretti sulla nostra resistenza agli eventi avversi.

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L’aglio per esempio aiuta il sistema immunitario a difendersi da virus e batteri, dunque è associato alla RESISTENZA. Il finocchio , calmante e carminativo dispone alla PERSEVERANZA. Le cipolle invece pine di sostanze sulfuree aiutano la purificazione del fegato e della cistifellea, e abbassano i livelli della RABBIA (nei temperamenti livorosi, da liver, fegato).

Andando avanti in questo Blog dedicherò spazio ad ogni alleato vegetale, che sia commestibile o no come gli alberi che ci consento di respirare aria pulita. Noi siamo la Natura, connessi ad essa tra terra e cielo, tra pancia e cuore.

Approfittiamo di questa stagione che ci offre tanta frutta e verdura fresca e disintossicante!

Chi volesse saperne di più mi può contattare per avere una consulenza gratuita, e può seguire questo blog iscrivendosi in fondo alla pagina.

Ditemi, qual’ è il vostro rapporto col cibo? Esiste nella vostra esperienza un cibo che sentite alleato del vostro benessere? Scrivetemelo nei commenti e come sempre sarò felice di dialogare con voi.

Al prossimo articolo, e buona continuazione d’estate!

Donatella.

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I LIBRI SONO UN NUTRIMENTO

Hai i giorni contati. Usali per aprire le finestre dell’anima al sole.

(Marco Aurelio)

Lo so che non è bello iniziare con una frase …”hai i giorni contati” , ma trovo ugualmente bellissima questa frase di Marco Aurelio che ho trovato su un libro di cui sto per parlarvi.

Photo by Daria Shevtsova on Pexels.com

Vuol dire che ogni momento è prezioso, non solo per le donne come me a cui è capitato di contare i giorni, ma per tutti coloro che desiderano aprire le finestre all’Anima, al mondo altro dove risiede la nostra più profonda calma. Insomma il luogo dove siamo sempre in vacanza, ovvero liberi da doveri o pensieri negativi. Ed i libri sono efficacissimi per aprire queste finestre.

Oggi è primo di agosto ed ho voluto iniziare il mese delle ferie per antonomasia per parlarvi di uno dei miei “cibi” preferiti: I LIBRI, aprendo anche una rubrica su Instagram e registrando una play-list su youtube.

Io penso da sempre che i libri siano compagni di viaggio straordinari perchè:

-Sono PROFONDITA’ ACCESSIBILI A TUTTI

-Si comportano come i migliori amici (silenziosi e discreti)

-Ti fanno entrare in un mondo altro, ma anche nel tuo stesso mondo, nelle tue parti più recondite o sconosciute

-Con un libro riesci sempre a sentirti in vacanza

Rigorosamente cartaceo? Si (adoro il profumo della carta, abbiamo tutti una memoria di questo), ma per esempio in uno zaino pesante come ieri in montagna, ho la mia riserva su Kindle. Anche se preferisco la carta , all’occorrenza è utile finanche il telefonino.

Leggere è un viaggio in sè, ti distrae, azzera i pensieri per entrare nell’immaginario; che sia guidato o meno dallo scrittore, comunque il libro stimola la parte destra del nostro cervello e ci fa esplorare luoghi interiori mai visti, a volte, come se fossimo veramente lì.

Il libro di questa settimana è LEZIONI DI CHIMICA di Bonnie Garmus (Ed. Rizzoli), divertente e serio nello stesso tempo in “scientifico” per citare la protagonista, Elisabeth Zott, scienziato appunto, chimico, mamma e cuoca provetta. (nel vero senso della parola, ma non spoilero, tranquilli).

Edizioni Rizzoli

Ogni donna che ha cresciuto figli\figlie soffrendo per la sua indipendenza, combattendo per non sacrificare se stessa o i suoi sogni dovrebbe leggerlo.

E’ un libro spassionato e molto vero, anche se in alcuni tratti mi ha riportata a rabbie antiche, ricordi di conflitti molto attuali purtroppo, ma che negli anni 60 (l’epoca della storia) erano deflagranti.

Le protagoniste/i sono così ben definite che ci possiamo identificare, perchè purtroppo gli anni 60 e certe credenze sono dure a morire, ancora oggi.

Leggendolo mi sono sentita più leggera, rilassata, divertita, e solidale con lei, e questo è uno dei benefici del leggere, specie se sei in convalescenza ed i pensieri prendono di solito un’unica direzione.

Ma non è solo per distrarci: i libri nutrono ed aprono porte, sbloccano ricordi e ti fanno capire che puoi essere in altri mondi contemporaneamente. Vi ricordate uno dei miei articoli : DALL ‘ALTRO LATO DEL DOLORE? Ecco, i libri sono un ponte per passare da quell’altro lato . Uno dei ponti. Sono un nutrimento per l’Anima.

Vi lascio con il link alla video-recensione sul mio CANALE YOU TUBE dove potete iscrivervi (cliccate anche sulla campanella per ricevere il promemoria quando carico un nuovo video) o guardare gli altri miei video.

Potete anche iscrivervi a questo Blog, proprio qui sotto, e lasciarmi un commento!

Quale è il vostro rapporto con i libri e la lettura in genere? Dove vi porta?

Vi leggerò come sempre volentieri e risponderò a tutti/e !

A presto,

Donatella

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NOSTALGIA

“Voi dovete essere come i raggi do ‘O sole inta a munnezza….. la toccano tutti i giorni, ma non si sporcano MAI! “

(Don Luigi Rega parroco del Rione Sanità – Nel film di Mario Martone “Nostalgia”)

Mentre ricapitolo la mia storia per raccontarvela, la rivivo, e un po’ certe corde ancora vengono toccate….

L’origine della parola NOSTALGIA è DOLORE DI RITORNO, ed è in effetti quello che succede a volte quando si ricorda, e soprattutto quando si rivive coscientemente pensando di trovare soluzioni nuove.

Ora provo a testimoniarvi come mai questo non è possibile e come nostalgia e rimorso sono sinonimi. nella cultura patriarcale, e lo farò attraverso il cinema, mia altra grandissima passione e fil rouge dei miei gruppi di mentoring e crescita personale attraverso appunto la visione dei film.

Ci sono due lavori cinematografici che in particolare mi hanno fatto riflettere sul senso di colpa atavico capace di BLOCCARE il flusso della vita felice, se la stiamo vivendo, facendoci tornare indietro, uno è SANGUE VIVO (di Edoardo Winspeare) è l’altro è NOSTALGIA di Mario Martone.

Oggi vi parlerò del secondo perchè ho avuto il piacere di vederlo ieri alla presenza di Francesco di Leva, attore non protagonista del film, al bellissimo evento che si è svolto nel nostro parco archeologico Scolalacium con la rassegna FUORI CAMPO., che ha coniugato l’aspetto culturale con quello filmico.

Rassegna Fuori Campo
Con Francesco Di Leva

Francesco di Leva ci ha intrattenuti e appassionati raccontando del suo progetto Nest, sostenuto da tanti registi ed attori, per il recupero dei giovani attraverso la recitazione ed il teatro . Hanno il merito di aver presidiato un luogo sottraendolo al degrado e trasformandolo in un avamposto culturale.

Il film da lui interpretato narra della nostalgia e del TORNARE INDIETRO PER ANDARE AVANTI….. ecco avrei due parole da dire su questo.

Oltre a sottolineare il pomeriggio di incanto in cui ho scelto come “Cibo” la cultura e la storia del nostro parco archeologico, vissuto passeggiando lentamente cullati dalle immagini evocate dalle parole della guida Linda Verre e del Dott. Ruga, sovraintendente che ci ha deliziati con le sue storie dei ritrovamenti, aiutandoci a conoscere e sentire più profondamente l’ Anima Antica del nostro territorio Magno-Greco, devo aggiungere che mi sono “nutrita” fino alla sera tardi sul tema della Nostalgia che ti fa tornare a casa, terminando con la visione del film.

Luoghi ancora pieni di fascino come il Parco archeologico Scolacium

La nostalgia ha un sapore dolce, ma può anche far regredire.

Nel film il passaggio dall’ OGGI AL IERI è stato magistralmente tratteggiato dal regista facendo vedere veramente bene come le ombre del passato se non risolte, ti possono raggiungere di nuovo. Ma il punto più penoso del RITORNO AL DOLORE (nost-algos), è che a volte si traveste di felicità perdute facendoci perdere il momento presente.

Senza spoilerare, perchè il film lo dovete vedere, mi voglio soffermare su come i sensi di colpa presenti in tutti noi, uniti alla ferma convinzione soggettiva (bias) che la felicità è impossibile da mantenere nel tempo, sono una bomba ad orologeria nella nostra cultura.

Anche per me, per la mia malattia è un tema molto caldo .

Quando ho ricevuto la diagnosi vi so dire che ero attonita ma non immediatamente spaventata (lo sono diventata via via che si avvicinava l’intervento chirurgico), ma mi sentivo in colpa: queste erano le mie domande interne : che cosa ho fatto io per “meritarmi” questa punizione” O “perchè proprio a me” con tutta la mia attenzione alla salute psico-fisica per tanti anni?

Ho sentito chiaramente che la voce dentro di me che mi avvisava dei pericoli si era spenta molto prima della diagnosi, durante la pandemia, durante quella clausura in cui siamo tutti stati indotti a pensare che la felicità cosi come la conoscevamo, l’avevamo persa per sempre.

Dobbiamo ricordarci che il cancro è la punta di un enorme ICEBERG , sotto il quale giacciono tutti i non detti e le colpe inconsce dei malati come noi.

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Non prendersi cura di queste “variazioni sul tema” che coinvolgono la psiche ed il corpo, indissolubilmente legati, è un errore gravissimo che ancora oggi è compiuto nel mondo sanitario ed anche da noi stessi che per paura di vedere non andiamo fino in fondo.

La prima cosa che il mio psicoterapeuta mi ha detto dopo la diagnosi è stata: non tornare indietro nei dolori del passato, nelle cose irrisolte, ma dai tutta l’energia e la fiducia alla vita: aggrappati a lei e lei ti condurrà in un mondo completamente diverso, esplora il nuovo, il tuo nuovo corpo, c’è tanto di bello da vedere…!

Ed era vero, ma i primi mesi, giuro che non pensavo assolutamente di meritarmelo, e ho commesso tante imprudenze con i pensieri, tanto da non riuscire a dormire, ad eliminare la depressione (ancora oggi) e a pensare di poter essere di nuovo felice.

La rincorsa della felicità ha di non corretto che ci sposta su un sogno, non su quello che siamo GIA’ o su quello che abbiamo GIA’ . E lo stesso fa nel film il protagonista Felice (ma guarda un pò che nome….. sarà una coincidenza?) che dimentica ciò che ha in Egitto e si butta a capofitto nella SUA Napoli, entrando con tutto se stesso in un vecchio copione che lo aspettava al varco.

Ed ecco cosa ci succede quando ci si distoglie dal presente benedetto CHE GIA” ABBIAMO NELLE MANI, NELLA VITA , A CASA, anche se siamo malati : ci si SPOSTA inconsapevolmente in un territorio antico e se ci sono (come ci sono sempre) vissuti irrisolti , essi tornano al pettine. E basta poco, un odore, un paesaggio, una musica e, come nel film, il tornare a bere un bicchiere di vino.

Perciò. oltre a vedervi i due film, quello che si può estrarre da tutto questo è:

-1 quando siamo sotto minaccia di malattia dobbiamo vivere giorno per giorno e sentendo la felicità nelle piccole cose .

-2 Provvedere subito ad avere una guida, un mentore, un terapeuta che ci faccia da guardiano per non tornare indietro in luoghi interni che risucchierebbero tutte le nostre energie così importanti per il nostro viaggio, il nostro K – Changement Travel come lo chiamo io, facendoci aiutare a stare il più possibile nelle piccole cose che vi ho nominato nell’articolo precedente: mangiare bene, respirare bene, dormire bene, in quanto a livello biochimico stanno alla base del percorso verso la guarigione comunque voi la concepiate ( e quindi verso il rafforzamento del sistema immunitario)

-3 Non isolarsi, smettendo di dare agli altri e invece agire come Felice nel film, che impara ad amare certi aspetti di Napoli ed i ragazzi di Don Luigi in una maniera nuova, come lui non aveva potuto da giovane.

Si, perchè dare, amare creare legami affettivi è l’altra MEDICINA SALVAVITA

-4 Stare lontani dalle persone anaffettive che prima tolleravamo, ma che ora non possono più fare parte del nostro percorso di cambiamento. Alcuni si, altri non possono più esserlo per noi, discernendo molto bene e fidandoci del nostro istinto rispetto al circondarci delle persone giuste, sanitari inclusi.

Quell’istinto che il 24 Luglio 2022 mi ha portato ad accogliere l’invito della mia amica Ivana Russo artista e fotografa, a seguire gli eventi di FUORI CAMPO grzie al quale sono ritornata in un luogo sacro alla Calabria e a me, di cui non ho Nostalgia ma bei ricordi, si. FOTO

Amo quel parco, nell’estate del 1985 quando ero incinta di mio figlio Paolo ci passeggiavo spesso. Sarà per questo che oggi lui ha una passione per l’arte, la cultura, il turismo? Forse si. Per fare un esempio, la madre di Napoleone Bonaparte era una appassionata di strategia militare e camminava spesso per i campi di battaglia quando era in cinta dell’Imperatore. Tornarci a passeggiare mi ha dato le stesse sensazioni di pace e di connessione di allora. Faceva tanto caldo ma eravamo sereni e felici di camminare in quei luoghi guidati dalle parole degli esperti.

Non mi stancherò mai di ripeterlo: scegliersi contesti, esperienze da fare durante la malattia fa parte del nutrirsi bene. il cinema ed i parchi storici hanno questo dono per noi sono cibi che ti cambiano Approfittiamone, perchè ci aiutano anche a “cambiare pensiero” rispetto al cancro.

Photo by Binti Malu on Pexels.com

Il cinema, i parchi archeologi, la bellezza in tutte le sue forme ti cambia, e luoghi così se ben presidiati, diffusi, comunicati ai giovani ed ai bambini sono avamposti culturali ed educativi perchè inducono uno stato di relax che contrasta lo stress e l’ansia che sono causa dell’abbassamento delle difese immunitarie, ed anche dell’accumulo di rabbia irrisolta, specie per gli adolescenti di oggi.

Sapete che condividere emozioni come abbiamo fatto noi ieri, anche tra sconosciuti, rende resistenti alle infezioni? Ovunque ci siano situazioni che ci regalano un pò di leggerezza e ci distraggono dai pensieri negativi, state certi che concorrono ad alzare le difese e diminuire anche i dolori fisici. Restare in casa a rimurginare non serve e peggiora i nostri sintomi. Tante volte sono stata imprudente nell’emettere i miei pensieri. Poniamoci attenzione insieme e concediamo spazio se ci è fisicamente possibile, a questo tipo di piccoli divertimenti ed ai confronti emozionanti. Non dobbiamo mai dimenticare che il nostro cervello ci guida verso ciò che noi stiamo pensando, anche se è solo un immagine, un desiderio, perchè lui non distingue tra ciò che è reale e ciò che è solo fantasticato.

Dobbiamo porre cura ed attenzione a tutto questo , e spero di avervi reso l’idea, l’immagine e la bellezza del mio pomeriggio al Parco archeologico.

Ricordatevi di iscrivervi al blog e di lasciare commento. Se volete condividere emozioni che vi aiutino a stare meglio sapete dove contattarmi.

Grazie come sempre per avermi letta!

Donatella

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LA TERRA DI DENTRO

LA TERRA DI DENTRO

 

….”Non possiamo controllare coloro che ci mettono al mondo.

Non possiamo influenzare il modo in cui ci educano,

né costringere la cultura a diventare immediatamente ospitale.

Comunque e sempre, tuttavia, possiamo riprenderci la Vita….

Una delle cose più  importanti da fare

È  comprendere la Vita come un corpo vivente in sé,

col suo respiro, il suo rigenerarsi di cellule , i suoi rifiuti.

E’ sciocco pensare di non avere fame oggi perché abbiamo mangiato ieri,

così come pensare che un problema, una volta risolto,

sarà risolto per sempre e che una volta appreso saremo sempre consapevoli.

La Vita è un grande Corpo che cresce e si rimpicciolisce

In zone diverse e ritmi diversi.

Quando siamo come il corpo, SIAMO VIVE.”

(Clarissa Pinkola Estès –

Donne che corrono con i lupi)

Quando mi sono ammalata, la vita me la sono ripresa per l’ennesima volta (SI NON ERA LA PRIMA,   e forse finalmente non mi spaventa più che non sia l’ultima: si cambia , si deve cambiare continuamente!

Sentivo da tempo che era necessario un’ INVERSIONE DI ROTTA, ma non mi è stato possibile questa volta (nel 2021 intendo)  farlo da sola, senza la malattia. Ogni volta che ho un cambiamento forte però, mi viene in mente un periodo della mia vita in cui appunto la rotta l’ho invertita, sempre partendo dal corpo.

Ero a Bologna nell’anno 1978, dove frequentavo un corso per Infermiera Professionale e dove ho conosciuto i miei primi maestri e me stessa attraverso di loro. Avevo 20 anni e un grande desiderio di esplorarmi, viaggiare dentro di me, conoscere le mie cellule, ciò di cui sono fatta, dal di dentro e non solo dai libri, e come sempre succede quando si esprime un desiderio dal profondo, il mio Sè, d’accordo con l’Esistenza, mi ha fatto incontrare i luoghi e le persone giuste per me in quel momento.

Ho cominciato col corpo, il massaggio e l’automassaggio giapponese (Shiatsu e Do-In)  ed i corsi di  cucina macrobiotica, direttamente con i fondatori di questa scienza dell’alimentazione giapponese, Michio ed Avelin Kushi comiciando a prendere coscienza che ero parte di un organismo perfetto, armonioso, capace di trasformare sostanze ed eventi, programmato con precisione per raggiungere uno scopo: la Vita.

I miei primi Maestri di Alimentazione Naturale

Proprio li ho imparato in prima istanza che il cibo ti cambia, e, come diceva Avelin, cambia anche le persone per cui cucini; ne cambia il carattere, le relazioni, la vita,  non solo il fisico.

Ma come comincia un percorso cosi?

Comincia dal prendere appunti , avere un diario dove scrivere le domande importanti tipo  chi sono? Di cosa sono fatta?  la mia natura è la stessa delle cose che vedo, mangio e respiro? Perché e come il cibo mi cambia l’umore?

A Bologna avevo compreso che continuando a mangiare a mensa per tutti gli anni di corso non sarei stata tanto bene, e poi questa città bellissima che io onoro come seconda mia casa dell’anima, era,  negli anni 70/80, un crogiuolo di politiche virtuose e terapie alternative, sia fuori che dentro gli ospedali dove lavoravo.

E proprio in quegli anni ha visto la nascita del primo centro di alimentazione, cucina e cura macrobiotica con tanto di ristorante (il famoso “EREWON” , in vicolo Marescotti, 5, dove poi andò ad abitare Lucio Dalla, nostro affezionato cliente !)

Ed io posso dire che c’ero in quegli anni bellissimi! Non solo ho cominciato a mangiare lì, ma ho iniziato a seguire i corsi,  a cucinare con e per loro e con loro nel tempo libero, fino a che poi nella neonata comunità di vita naturale ci sono proprio andata a vivere (ma di questo vi racconterò un’altra volta).

Così ho incominciato ad esplorare, a viaggiare “dentro”  la mia terra ed a godere dei miei territori interni oltre il dolore,  come ho detto nell’ultimo articolo, anche grazie al cibo.

Per la prima volta mi sono sentita collegata. Ero lontana da casa e non mi conoscevo affatto. Attraverso un nuovo approccio anche spirituale al cibo ho ritrovato un’appartenenza al di là delle mie tradizioni culinarie e familiari (anche se più avanti vi racconterò come si sono integrate le due cucine!). Appartenenza che in quei periodi difficili (gli anni di piombo per capirci) mi hanno confortato e non poco.

Ho scoperto che al di là dell’esterno esisteva un mondo interno con cui dialogare e di cui prendermi cura come un giardino, esattamente come faccio con le mie piante!

Inoltre ho cominciato mettendo proprio le mani in pasta: la comunità di Erewon a cui poi ho appartenuto fino al 1982, non solo aveva il ristorante, ma produceva parte del  suo cibo e commercializzava il resto (i prodotti giapponesi, cereali legumi alghe  e quanto altro necessario alla cucina naturale e vegetariana/macrobiotica). Una parte della comunità lavorava per la SAN-RI così si chiamava la società di distribuzione ai tempi in cui “la Finestra sul cielo, la Fior di Loto e la KI tutte di Torino, stavano agli inizi. Io studiavo e preparavo il cibo,ma anche traducevo i libri di massaggio e di macrobiotica che ancora non erano stati tradotti.

E’ stato senza dubbio uno dei periodi più belli della mia vita. Ho soddisfatto mille “appetiti”, sia fisici che culturali e conosciuto persone che poi avrebbero illuminato tutto il mio percorso personale e professionale, inclusi i pionieri della nascita naturale come Leboyer ed Odent, che dal 1982 in poi avrebbero aperto un altro dei grandi capitoli della mia storia prossimamente su questi schermi.

Ci tenevo a raccontarvi (a cominciare per lo meno) come è iniziata questa mia grande passione per la cura naturale del corpo  e del cibo in tutte le sue forme, e non potevo che partire dagli inizi.

I miei muscoli, le mie cellule a quei tempi  erano intossicate da anni di alimentazione mediterranea, si, ma sbilanciata, piene di sostanze  inutili (troppi latticini ad esempio) così ho semplicemente fatto tre cose che mi fa molto piacere condividere con voi:

-ho reimparato a respirare

-ho reimparato a mangiare gustando il cibo al naturale

– ho reimparato a dormire

le cose più semplici e fondamentali che si fanno in una giornata; ed ho aggiunto una sola cosa che non avevo mai   fatto (non consapevolmente e da adulta perlomeno)…… ho iniziato a meditare.

Il respiro energetico con lo Yoga,  lo Shiatsu, il cibo naturale vegetariano-macrobiotico molto stretto, il sonno ed il rilassamento di un corpo libero da tossine, l’allineamento dei miei emisferi cerebrali con la meditazione (oggi si chiama  anche Mindfulness), mi hanno spinto ad iniziare con ardore ed entusiasmo il viaggio della conoscenza del/nel mio corpo.

Questi in effetti  sono gli stessi ingredienti che caratterizzano i miei percorsi oggi, arricchiti di 30 anni di esperienza anche nelle relazioni di aiuto; via via in questo Blog vi racconterò di tutti i miei utensili nella cassetta degli attrezzi costruita in questi anni e che sono ben felice di mettere a disposizione di chi mi segue.

Condurre una VITA NATURALE non è né impossibile né difficile, solo va assistita da un tutor per imparare poi a camminare con le proprie gambe nell’immenso territorio del piacere legato alla vita ed al cibo in tutte le sue forme, con poche utili restrizioni e tanta gioia.

Seguite il Blog (basta iscriversi e vi arriveranno gli avvisi di pubblicazione), i canali Facebook ed Instagram dove pian piano racconterò dei piccoli segreti per vivere meglio la vita a 360°, della mia ricetta per la vita a prescindere da cosa essa ci riservi di bello o di brutto!

Si rinasce! Certo che si può rinascere! Sono qui apposta per raccontarvi come si può fare!

Se sei interessato/a ai miei percorsi, o vuoi ricevere una consulenza personalizzata per imparare a camminare poi da solo nel mondo dello sviluppo di sé attraverso il cibo buono, sei sulla pagina giusta!

Grazie per avermi letta anche oggi: aspetto i  commenti, le vostre storie legate al cibo ed alle cose naturali della vita; se , per esempio ancora riuscite a mantenerle o vi siete disconnessi, così ci confrontiamo!

Oggi è venerdì, dunque vi auguro un felice weekend e ci risentiamo presto!

Donatella

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DALL’ ALTRO LATO DEL DOLORE

” Quando canto, i problemi possono sedersi sulla mia spalla e neppure me ne accorgo. “

– Sarah Vaughan –

Esistono tre territori per noi esseri umani: quello fisico, quello mentale-emotivo e quello spirituale in cui si può percepire l’anima. Questi territori hanno dei confini non precisamente netti, perchè in effetti sono interconnessi.

Nelle situazioni di crisi e di cambiamento improvviso ed ineluttabile come è successo a me e succede alle persone che si ammalano o hanno incidenti e traumi inaspettati, il passaggio da un territorio all’altro, la connessione interna, viene temporaneamente interrotta. Per cui si finisce per vivere in uno solo dei tre (quello che ci assorbe di più) e si trascurano gli altri. Dopo “l’incidente” di percorso si è catapultati in una di queste tre dimensioni come se gli altri territori non esistessero o potessero essere messi in stand-by. Eppure senza i tre INSIEME non si può vivere.

Naturalmente io per prima mi sono rivolta ad una psicologa per riconnettermi a me oltre il trauma, il dolore, ma il cervello ha anche altre risorse, che dipendono da noi, alcune pure ancora inesplorate. Ed io le strade le ho tentate tutte, credendo anche nel mio spirito indomito che già mi aveva dato prova di esistere.

Si, avete capito bene, vi sto offrendo la mia visione secondo la quale noi NON ABITIAMO solo dove si soffre (il corpo), o dove si può IMPAZZIRE (la mente), o nella dimensione emotiva vicina all’anima con la quale preghiamo e crediamo in altre realtà e speranze. Secondo la mia esperienza noi RISIEDIAMO da un ‘altro lato, mentre viviamo con tutto il resto.

Questo come l’ho capito? Perchè sono sopravvissuta al dolore, alla morte alle perdite alle malattie mie e dei miei cari e sono ancora qui, ma non con la memoria di ciò che ho perso, bensì con la certezza di CIO’ CHE SONO veramente e con tanta, tanta paura in meno.

Vi chiederete come mai proprio oggi mi è venuto in mente di scrivere di questo….. beh, per due motivi:

– E’ di questi giorni la notizia che sono state viste immense particelle dell’Universo finora sconosciuto che contengono in pochissimo spazio infinite galassie. Per cui l’asticella del “conosciuto” si è spostata di un bel pò, e quindi ci provo anche io. Non tutto quel che non vediamo non esiste! Ma è solo questione di tempo fino a che non si riveli o non ci venga rilevato.

– Io stessa ho avuto più volte l’esperienza che seppure nel dolore, c’è un luogo ed una condizione dove esso non si percepisce in maniera insopportabile; uno stato di coscienza in cui non lo sentiamo e che ci porta a vivere con profonda gioia e speranza anche le cose più brutte. Un luogo accessibile con determinate tecniche (o chiamateli pure rituali, perchè la preghiera e la meditazione sono tra questi) che se AGGANCIATO stabilmente nel tempo ci consente di vivere la vita in un’ altro modo, DALL’ALTRO LATO appunto.

Esiste un timoniere, un coordinatore dei tre territori che in effetti è un quarto territorio. Esso è la nostra CONSAPEVOLEZZA che vede e sente le tre dimensioni dell’esistenza, tenta di armonizzarle, preesiste inconsciamente e le assiste mentre memorizza le esperienze . Lo stato della coscienza è il TERRITORIO DELL’ESSERE ESSENZIALE, quella parte di noi immateriale che lentamente nasce, cresce e si risveglia in questo corpo fino a diventarne il padrone di casa. Il che sarebbe auspicabile perchè questo territorio sta DALL’ALTRO LATO DEL DOLORE ovvero, in una dimensione dove non si vive con il senso del giudizio e del male che può colpirci come accade negli altri 3 territori: si vive al di là dei brutti pensieri.

Questo luogo E’ LA NOSTRA VERA CASA, la nostra RESIDENZA spirituale. La nostra fonte di vita inesauribile, lo spazio in cui possiamo immergerci per ottenere risposte ed energie che avevamo dimenticato, il luogo sicuro dove niente e nessuno può danneggiarci, e dove è più facile ricordare che non siamo fatti solo di carne e sangue e cellule o pensieri che impazziscono.

Certo le cose ci succedono e fanno male , a quanto pare questa è la visione comune, e le persone che sono positive e sollevate anche in situazioni drammatiche ci sembrano quasi miracolate, eppure è possibile sentire quelle energie vive anche nei momenti più difficili, l ‘importante è concentrarci su ciò che non muore mai, come la natura …a cicli si trasforma ma non muore.

Si tratta di ritrovare una diversa POSIZIONE che viene da una SCELTA nostra. Io ho scoperto in questo lungo anno tra un controllo e l’altro, che avrei potuto rimanere spaventata e senza speranza, oppure: posizionarmi in quella parte di me che non muore, ha una serenità di fondo ed è ciclica e libera.

Questo modo di pensare è possibile e fino a prova contraria, l’unico che ci consente di non vivere in attesa di notizie di peggioramenti e quindi nella paura. Non vivere nella paura si traduce anche a livello ormonale in uno stato di benessere basale che non mantiene il corpo in allarme, lasciandolo invece nelle condizioni di produrre gli ormoni non antagonisti al benessere (ossitocina ed oppiacei interni) , che tanto sono coinvolti nelle remissioni del cancro e di ogni malattia.

E seppure non vogliamo credere che una tale residenza esista, prima proviamo a contattarla con chi ci sa andare in quella casa. Credenti o no quella casa ci appartiene. E’ una zona franca utilizzata dallo stesso cervello che attraverso dei rituali consente al corpo ed alla mente di funzionare meglio. Io la chiamo la casa del mio spirito più alto e l’ho provata. So anche come ci si va. So che è da lì che proviene gran parte della mia gioia, e che quando non ho mezzi più fisici a disposizione come le carezze o un cibo buono e la mia psicologa in quel momento, io posso andare li. Un luogo sicuro. Ora più importante che mai.

Provarci è necessario ed utile. Le condizioni ideali sono quelle in mezzo alla natura, o immersa nella musica – per me la musica celtica per esempio – . Nella natura, con la musica e con le preghiere o le meditazioni i nostri emisferi cerebrali si pongono in uno stato in cui emettono determinate e precise onde che abbassano l’ormone dello stress ed alzano la soglia del dolore. Anche l’ambiente può curare cosi come può ammalare.

Abbiamo tanti strumenti a disposizione. Non Trascuriamoli !

Lascia detto cosa ne pensi nei commenti, e se vuoi provare uno dei rituali del Metodo dei Cicli provato già da tante “donne in cammino” contattami qui .

A presto, e sempre grazie per leggermi!

Donatella

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I CURANTI….ANIME AFFINI

Il più grande errore nel trattamento delle malattie è che ci sono medici per il corpo e medici per l’anima, anche se le due cose non dovrebbero essere separate.
(Platone)

Da quando la malattia, questo tipo di malattia, il cancro, mi è venuta a trovare, la cura di me è cambiata.

Oggi, mentre portavo a casa mia (da casa di mamma) due orchidee mezze morte perchè sono state lasciate nello stesso posto invernale ovvero davanti ai condizionatori (l’aria condizionata fredda non va bene per loro: le orchidee vogliono ambienti caldo- umidi), riflettevo che ho più cura di me adesso, ma non solo, anche delle cose, delle lo persone delle piante e del cibo che mi circonda.

E’ stato un processo spontaneo. Si è vero, io sono sempre stata brava a resuscitare piante, infatti le compro raramente: ho un angolo di recovery per piante in difficoltà. Me le portano proprio.

Però questa volta ho una sensazione interna diversa di questo vissuto, ovvero del mio stesso processo di riabilitazione che si rafforza moltissimo nel prendermi cura di qualcosa. Ci ho pensato a lungo, ed oggi ho capito che questo è stato possibile non solo perchè ci ho messo tutto l’amore e la disciplina possibili ed immaginabili, ma perchè ho ricevuto guida, disciplina e amore contemporaneamente dai miei curanti e le ho interiorizzate.

Tornando in città con le piccole malate mi ha pervaso un senso di dolcezza e ho pensato che come quando da piccola sono stata assistita e curata dai miei, così nel processo di cura sono stata assistita da persone e ambienti per lo più quasi sempre con infinita amorevolezza.

Tra i “curanti” dopo i chirurghi, prima di tutto annovero due mie amiche/sorelle ; Annamaria, Sandra e Francesca che con mio figlio Paolo mi hanno aspettata a casa per assistermi nei successivi due mesi (finche non ho iniziato a camminare bene per trasferirmi in campagna, in natura) .

Poi tutto il mio “DreamTeam” formato dai medici che mi hanno sostenuto dopo l’intervento per gli esiti, il mio oncologo nutrizionista, la mia ginecologa, le mie psicologhe (più di una) la fisooterapista, l’osteopata, e il mio psichiatra (non mi sono fatta mancare niente!). Perchè ci vuole un dream team di ANIME AFFINI per rinascere, non solo per guarire, ma per contenere le paure e non sentirsi sole.

Il nostro cervello, sapete, registra le anime affini come risorse e funziona meglio, collabora con loro. La qual cosa, sapete non è affatto scontata. Si chiama processo di affiliazione, per il quale ogni relazione significativamente empatica in situazioni difficili, creando un legame sblocca i traumi, sblocca risorse e crea incontri indelebili, a volte eterni. E’ l’effetto dell’Ossitocina che produciamo quando creiamo relazioni, l’ormone dell’affettività. Perciò si, dobbiamo sceglierceli bene i nostri “curanti”. E noi fare la nostra parte ovviamente.

Due miei atteggiamemti infatti hanno caratterizzato questo periodo e a volte ancora adesso lo caratterizzano:

– Il non voler “disturbare” gli altri.

-Il non volermi affidare (per la serie : questa cosa la “gestisco io“, avete presente?)

Il primo è l’aspetto più difficile. Cresciamo con la percezione che chiedere è di disturbo agli altri, anche se hai bisogni legittimi (dolore, fame, sete, sonno e bisogno di affetto) . Non mi vergogno a dirlo: io ci ho messo un mese quasi due a piangere dopo l’intervento le giuste lacrime per quello che mi stava succedendo ( ed oltre 3 mesi dalla diagnosi) ed a chiedere veramente aiuto. Non ci riuscivo. Ero traumatizzata, “frozen” CONGELATA come si dice in gergo e quindi, la prima persona che ho chiamato oltre ai medici è stata la mia psicoterapeuta EMDR che mi ha sempre sostenuto nei lunghi anni di professione. L’ EMDR è una tecnica psicologica potentissima creata per le razioni post traumatiche a forte impatto emotivo (incidenti, notizie improvvise, terremoti, stato di guerra) per aiutare il cervello a non bloccare la persona sulle immagini collegate al trauma (io facevo incubi subito dopo l’intervento, ambientati in sala operatoria…).

Ricevere la diagnosi di tumore congela le emozioni . Si entra in modalità sopravvivenza, il corpo entra in allarme e non ne esce per lungo, lunghissimo tempo, in cui è bene non rimanere da soli. Il cervello ha reazioni primitive di fronte alla minaccia di morte, si attiva per sopravvivere, e per questo alza i livelli di cortisolo ed i battiti cardiaci si velocizzano: saremmo pronti a scappare se fosse possibile. Ma io non potevo scappare, dovevo essere operata e quindi mi sono congelata. Ho tenuto duro. E all’inizio è servito: durante gli accertamenti prima dell’intervento per esempio. Ma poi…. poi è stato un problema. Ed ho capito che avrei dovuto “tenere morbido” invece. Ma non ci riuscivo . Ho cominciato a non dormire, respiravo male: avevo il cuore a pezzettini un pò per la paura di morire ed un pò per la paura di cambiare: corpo, abitudini, lavoro. Come poi è successo….per fortuna.

– Il secondo aspetto era che pretendevo di fare tutto da sola, “CE LA DOVEVO FARE” Ricordate il “tornare come prima di cui vi ho già parlato? , non potevo, non riuscivo ad affidarmi, perchè avrei sentita tutta< la mia debolezza, tutta la mia (ora benedetta) fragilità..

Poi un giorno, a casa, dopo che ho cominciato a muovermi meglio fisicamente e potevo ricevere visite, una delle donne del mio gruppo “Donne in Cammino” , Teresa, un’altra delle “sorelle” acquisite che nella vita di una donna sono la più grande benedizione, mentre mi trovavo stesa sul divano in silenzio, mi ha messo una mano su una gamba, cosi, piano piano, carezzandola lentamente, a lungo, senza parlare. E’ stato lì che sono scoppiata nel primo grandissimo pianto a dirotto.

E’ stato in quel preciso momento e con un contatto fisico, che ho capito che il cuore in pezzi ha un buco o più di uno, e che in quelle fessure, quelle tacche che i dolori della vita ci infliggono, ci può passare la luce, ci si può passare dentro, o meglio da li, escono desideri sepolti, ingabbiati e congelati. E che se non vieni “toccata” e nutrita dall’affetto di qualcuno durante una convalescenza certe porte restano chiuse, a volte blindate per sempre.

Donne che combattono per te e tengono accesa la Luce nel Cuore …www.donneincammino.it

Ho scoperto di essere congelata da molto, moltissimo tempo prima di scoprire il cancro . I motivi li conoscevo, ma la forza di inerzia impressa alla mia vita mi era sfuggita di controllo. La perdita dell’utero ha aperto una porta. Anzi due: una nel ventre ed una nel cuore.

I cuori feriti sono sacri

Da li sono usciti i miei desideri sepolti di volare, più leggera, di non essere schiava del lavoro, di amare di più di sentire di più . Ho sentito le ali spuntare, ed anche se sono piccolissime e neonate mi hanno dato speranza. Ed hanno fatto nascere questo piccolo Blog.

I desideri sepolti sono uccellini in gabbia. Per questo credo che ‘immagine degli uccellini mi ha accompagnata silenziosa, fino ad oggi che ho capito il messaggio che inconsciamente mi portava. Oggi ho trovato un messaggio in alcune immagini come questa, che ha messo insieme i puntini, ed ha tirato fuori finanche una fiaba sepolta !

Statene certe/i : le ferite sono feritoie; la luce può passare laddove prima c’era pietra o ghiaccio. Non sono obbligatorie e certamente non dobbiamo andare a cercarcele, ma se capitano gli possiamo dare un senso. Sempre.

Qual’è il senso che avete scoperto dalle vostre ferite?

Avete ancora delle immagini ricorrenti che vi collegano ad un dolore?

E avete avuto mai immagini che invece hanno guidato il vostro uccellino interiore verso una maggiore libertà?

Scrivetemelo nei commenti!

E grazie come sempre per leggermi,

Donatella

A mio vantaggio avevo certamente la mia esperienza di psicologa, di ex sanitario, ma non è stato solo un vantaggio, anzi spesso si è verificato il contrario. Una cosa è avere pazienti, un’altra è essere una paziente!

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IL CIBO HA IL PROFUMO DELLA MEMORIA

A volte il passato è un peso…..A volte un balsamo…

Dipende dove ci posizioniamo noi con la nostra mente: abbiamo sempre una scelta.

Non siamo vittime del passato e possiamo distillare ricordi e storie per avere incentivi e non affossamenti o riedizioni di traumi.

Se per esempio io mi concentrassi sul tumore, sul fatto che potrebbe tornare, non alimenterei la mia vita, ma la mia morte, e soprattutto mi dimenticherei di essere grata a quello che ho e che , tra le altre cose, ho la possibilità di avere e mangiare.

Tutto sta ad usare ogni possibile veicolo per la Gioia, si beh sono tantissimi a dire il vero, ma uno in particolare è proprio insito in noi.

Questo veicolo è il cibo.

Sin dal concepimento siamo immersi in nutrimenti, nei liquidi cellulari quando siamo ancora un feto, nel liquido amniotico per 9 lunghi mesi, perchè siamo fatti di liquidi nutrienti, emozioni incluse, che altro non sono che amore liquido, gioia distribuita in tutto il corpo con effetti altamente impattanti sulla nostra vita.

Il cibo le emozioni le veicola e non solo, proprio le porta in noi, perchè come noi abbiamo un anima emotiva cosi la ha il cibo in tutte le sue versioni. Ha un’anima e precise sostanze che suscitano in noi altrettanto precise reazioni biochimiche nel corpo.

Che immensa ricchezza poter scegliere quali emozioni immettere, quali emozioni trasmettere e con quali emozioni cucinare per donarci alle persone!

la prima cosa che ho fatto alla diagnosi del cancro dopo aver pianificato l’intervento chirurgico, è stata quella di cercare un nutrizionista che fosse anche oncologo. Ho studiato per anni la nutrizione, tanto da sapere che la mia battaglia la avrei condotta prima di tutto nell’intestino, nel mio microbiota. Universo nell’Universo, laboratorio infinito ed interconnesso con me, i miei pensieri, i miei umori e perfino i miei gusti e le mie relazioni. ed è per questo che sono riemersa con questo progetto: trasmettere la vita così come la conosco attraverso la natura ed il cibo.

Cosi ho ripreso in mano la mia arte in cucina, tutta la mia esperienza di 30 anni di cuoca mediterranea e calabrese con un occhio alla macrobiotica, però questa volte a mio servizio ed a servizio della salute.

A me hanno insegnato che il cibo ti cambia , diventa NOI, ci cambia le cellule, l’umore. Così come mi hanno insegnato che cucinando puoi cambiare anche l’umore delle persone per cui cucini, perciò sono addestrata a cucinare con vera gioia.

E poi l’ho imparato da piccola. Nella seconda Scuola: la cucina di Mamma Elda.

Mi vedo ancora con gli occhi a bordo tavolo, che vedo solo le mani muoversi di mamma o di Zia Angelina o di Nonna Anna o di Emma la bambinaia che viveva con noi, che cucinano pasticciano, odorano, salano, amano attraverso il cibo mentre parlano e scherzano con una luce speciale negli occhi.

Il cibo è una coccola sin dal concepimento e ancora di più lo diventa alla prima fantastica ciucciata dal seno di nostra madre, dove impariamo il gusto del primo cibo, del succhiare e si…anche del baciare: quella è la prima scuola. La funzione del seno materno non è solo quella di nutrire con il latte, ma anche di insegnare l’amore e la fiducia nel mondo.

Se osserviamo le foto di bimbi che allattano, i visi esprimono il godimento che sta nell’abbandono e nella fiducia di chi li sta abbracciando. Se questo rapporto con il seno materno o con il nutrimento comunque trasmesso da chi ha la funzione materna (anche senza allattare ) ed è pienamente goduto, questo piacere verrà ricordato per sempre e ricercato anche negli scambi di piacere adulti, e nel cibo sano (anche nel cibo di conforto in verità, ma di questo parleremo).

Il piacere si impara! E quindi anche il piacere di mangiare e di fare da mangiare ha una storia (e si, ogni Chef ha sicuramente una storia con una origine simile, ma anche questa è da raccontare un’altra volta).

In questo weekend trascorso in immersione in natura nella mia Sila, dove ho camminato mangiato e finanche dormito in mezzo ad un bosco, in mezzo alle proprietà curative dei Pini secolari che innalzano le difese immunitarie ed il numero delle nostre cellule killer dei tumori, ho riattinto alla mia memoria ed ai suoi profumi.

L’acqua innanzi tutto, il primo veicolo dell’amore, dentro le nostre cellule al 70%, in Sila è fresca e microbiologicamente viva, è un nutrimento in sè. E depura. Inoltre anche l’acqua ha una memoria e quella buona aiuta a fare pulizia del passato e lascia solo i bei ricordi, a me in questi giorni ha ricordato il Nonno Bà, che tanto amava la Sila ed i suoi sapori.

Io con Nonno Bá

Il caso ha voluto che io trovassi le fragoline di bosco, le fragole bio, il pane e la ricotta di una volta, ed anche dei dolci tradizionali che ancora in pochi fanno con solo acqua farina e miele.

Quindi a casa al ritorno sulla costa jonica (in Calabria in 40 minuti sei a 1300 metri e poi di nuovo al mare se vuoi, nella stessa giornata!) ho portato doni ed ingredienti che contenevano una memoria familiare, in particolare le fragoline che ho degustato in una maniera molto speciale , ma anche la ricotta fresca eppure affumicata che è una rarità e per noi in convalescenza è una delizia ed una cura, in quanto povera di lattosio e non stagionata, quindi povera di istamina e di elementi pro-infiammatori.

Ho lasciato con nostalgia la Sila (solo per un pò….), ma il ritornare e subito cucinare per la famiglia e per mio figlio è stato un tuttuno. Infatti a tavola con Mamma Elda abbiamo ricordato il Nonno Bà attraverso il sapore della ricotta. Proprio ad occhi chiusi…ci sembrava che fosse lì, a tagliarci la pitta della Sila (il nostro pane col buco) per metterci la ricotta dentro, non senza avercene fatto sentire il suo profumo.

Photo by Yan Krukov on Pexels.com

Perchè se è vero che le memorie possono anche fare male, siate certi anche che possono guarire e riportarle alla coscienza pure fa bene, perchè il cervello (lo sapevate?) non distingue tra la realtà oggettiva ed i ricordi rievocati. Ti riporta magicamente lì, a quei momenti, con tutti i benefici!

E se voleste anche ricordare meglio e imparare a cucinare con un attenzione speciale agli ingredienti naturali e buoni per la salute, magari a casa vostra, sapete dove contattarmi!

Sono grata per la natura che mi circonda, il cibo che mi viene donato e per gli innumerevoli inviti a continuare questo mio piccolo progetto di scrittura. Siete stati in tanti a scrivermi e spronarmi e spero che continuiate a farlo perchè ho tante cose da condividere con voi.

Ora avete capito dove e come ho imparato a degustare, e sono certa che ognuno di voi che mi legge ha ricordi simili! Sarebbe bellissimo se voleste iscrivervi al blog , o commentare qui sotto con un vostro ricordo che profumi di una memoria bella.

Fatemela sentire! E’ preziosa per voi, per me e per chi ci legge.

E’ dialogo prezioso e per apprezzare la vita.

Grazie in anticipo e a presto!

Donatella

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RINNOVARE L’AMICIZIA

Tra gli obiettivi di questo  blog vi è quello di dare spazio a tutti i nutrimenti dell’anima.

Le feste in natura ed i rituali con l’acqua e le erbe aromatiche fanno parte di questi nutrimenti.

Dopo due mesi dall’intervento chirurgico mi sono trasferita in campagna e le erbe, l’orto e gli alberi mi hanno aiutato a rinnovare l’amicizia con me stessa, attraverso il cibo buono ed amorevolmente raccolto e cucinato.

I profumi mi hanno aiutato  a non avere pensieri; le mani in pasta in cucina anche, ed io poi sono un’appassionata  dell’uso delle erbe aromatiche e delle spezie nei cibi e nella cura di me , che nelle mie condizioni sono più che indicate.

La Natura è,  da sempre,  la mia alleata. Lo è stata quando facevo la psicologa ed avevo lo studio in mezzo ai boschi “outdoor” e ancora di più lo è stata e lo è ora durante la mia convalescenza.

Noi SIAMO la Natura e funzioniamo a cicli come Lei.

Esiste una Terra fuori ed una TERRA DI DENTRO.

Cercare di avere una vita lineare resistendo ai cambiamenti o pensando di dirigerli o governarli  crea uno stress indicibile, mentre riconnetterci a Lei (che cambia ogni secondo della sua vita e non si dispiace dell’alternarsi delle Stagioni)  con la maggiore lentezza possibile anche una sola ora a settimana ha degli effetti incredibili (ed anche verificati scientificamente!) .

I cicli della Natura sono 4 di base (equinozi e solstizi) ma altri 4 momenti di festa e di cambiamento in agricoltura che sono intermedi si avvicendano durante l’anno come ad aiutare  il suo stesso lavoro e dare il tempo a noi per prepararci ai grandi cambi di ciclo e di temperatura. Di questo vi racconterò spesso sul Blog.

Oggi è proprio uno di quei giri di boa, perché oggi,  il 21 alle ore 11.13 c’è  stato il passaggio astronomico all’Estate.

Qui in Calabria è già tempo di mare ma non ancora di raccolto.

Metaforicamente Il sole del solstizio è il sole al suo massimo grado (zenit) di “vittoria “ possibile sulle tenebre dell’inverno.

Ed io, lo sapete, ho tanto buio da lasciar andare, tanti cattivi pensieri, e così  tanti dubbi sul futuro!

Da oltre 25 anni festeggio i passaggi solstiziali con il mio gruppo di #donneincammino

Perché si può attraversare tutto  a patto di non essere da sola, e se altre ti fanno da “ Angeli Guardiani “ e ti ricordano che sei bella così come sei, sempre, è meglio. INSIEME è meglio!

Anche se le età cambiano,  la nostra bellezza non svanisce perché viene da dentro, come il sole che andremo ad accumulare da oggi fino a settembre.

Per me e per le donne in cammino il culmine del sole che porta l’Estate con sè, sta nella notte tra il 23  ed il 24 giugno, festa di San Giovanni (durante la quale in molti paesi della Calabria si accendono fuochi grandissimi).

E’  il periodo migliore per raccogliere l’iperico detta “erba di San Giovanni” e altre piante officinali da usare per il rito di purificazione e per la festa del Commaraggio.

L’iperico è un balsamo per tutte le scottature, quelle  esteriori (eritemi, bruciature) ma anche quelle interiori, perché in farmacopea è usato come anti-depressivo.

Da tempi millenari si preparano mazzetti di Iperico e di Lavanda che ne rafforza gli effetti rilassanti, assieme a tutti i fiori gialli e bianchi e poi si scambiano con una altra donna  assieme ad un piatto di frutta, scegliendo una comare/ amica per la vita, o rinnovando una vecchia amicizia già presente. Mia madre mi racconta che quando lei era giovane oltre ai mazzetti  si scambiavano  anche delle bamboline, le pupazze di San Giovanni.

Nel corso poi della notte del 23, si mettono i fiori profumati in una grande bacinella di acqua da esporre alle energie ed alla rugiada della notte.

Potete  preparare l’Acqua di San Giovanni come facciamo noi raccogliendo il 23 Giugno lavanda, artemisia, malva, fiori e foglie di menta, rosmarino e salvia, ma anche fiordalisi, papaveri, rose o camomilla, ginestra, biancospino , gelsomino e naturalmente iperico.

Una volta raccolti,  si attende che il sole tramonti e si mettono in una bacinella d’acqua ben capiente, per poi lasciarli sul balcone o sul davanzale o in giardino per tutta la notte, in modo da far loro assorbire le proprietà benefiche della rugiada notturna.

Al mattino quell’acqua, privata dei fiori (che io metto in una ciotola di vetro con altra acqua sulla mia tavola) va usata per le abluzioni di tutto il corpo, prima di tutto occhi e genitali,  mani e viso, e poi su tutto il corpo, portando  via così  i pesi energetici dell’ inverno e sancendo la vittoria/ rinascita del sole già allo zenit vincendo le tenebre dentro e fuori di noi.

Si celebra sempre, anche  per quello che la vita ci ha portato via e che evidentemente non ci serviva. Ricordate il “levare” di cui ho scritto:”Vivere è un levare via ostacoli alla Grazia “che tenta di riempire continuamente le nostre vite. Come fanno gli artisti scultori, che per creare levano via materiale che ostacola l’emersione del nuovo.

Ecco…anche LAVARE VIA è utile , specialmente in preparazione al raccolto di luglio. Fare il vuoto per riempirsi di nuovo!

LAVARE VIA per esempio le aspettative per “la vita come la volevo io”, immergendomi nell’acqua profumata e carica di vita, completamente.

Voglio darvi anche  un cenno sul significato delle tradizioni e dei riti durante un cambiamento forte. Spiegare che è importante ritualizzare gli accadimenti buoni o cattivi, perché i riti sciolgono il dolore, ed essendo per lo più collettivi, sono estremamente efficaci, perché lasciano la carezza della speranza la leggerezza nell’Anima anche solo per una notte. E sapete quanto io sia convinta che essere felici per un minuto basta, a volte.

I rituali che tutti in qualche modo abbiamo sperimentato nella nostra vita (anche il compleanno è un rituale!), ci danno:

  1. Senso di Appartenenza:

riflettono i nostri valori condivisi e ci fanno sentire parte di una famiglia allargata

essere Comari o Compari di San Giovanni spesso ha una valenza più forte del legame di sangue.

  • Senso di Affinità:

tendiamo a ripetere i gesti  di chi ci circonda per creare un legame. Sapete anche perchè? Perché la creazione di legami produce in noi una cascata di ormoni del benessere (ossitocina, endorfine, tutte con effetti calmanti)

  • Collante sociale:

ripetere insieme dei gesti, seguire un altro che li fa magari in maniera sincronica, allerta i sensi contemporaneamente in tutte le persone coinvolte in un gruppo. Nella mia vita precedente i gruppi sono stati veramente la mia salvezza, e l’aggregazione sociale ora più che mai è una medicina!

  • Imitazione di buone pratiche:

se lo fa mamma, nonna , la mia amica, io la seguo e imparo (non a caso nelle feste rituali si cucinano cibi speciali tutti assieme e  solo in quel momento) e dunque sono anche un metodo si apprendimento e di trasmissione di conoscenza, anche perchè saranno con noi le nostre figlie piccole!

  • Scompare la paura di stare da soli:

per tutta la durata del rito la paura di essere o stare soli che causa l’aumento degli ormoni dello stress che dispongono alla malattia, si dissolve, si stempera nei giochi e nel preparare le feste in compagnia.

  • Spesso la fede non c’entra:

Ma ha una grande rilevanza, perché comunque in quel preciso momento in mezzo ad un bosco o in una chiesa, noi siamo uniti verso un unico intento; stare bene insieme e soprattutto RINGRAZIARE. E la Gratitudine è il ponte verso lo Spirito, ovunque o comunque voi lo vogliate rappresentare.

I riti sono dunque un nutrimento per l’anima!

Vi invito a leggere il mio post su Instagram e a diffondere questo articolo tra le vostre più care amiche, disponendovi insieme a seguire i cicli della Natura benevola e forte che non ha mai, MAI, paura della morte.

Vi auguro una bellissima estate, una bella  preparazione delle Acque e nuove amiche e amici perché il commaraggio sapete,  vale anche per gli uomini!

BuonSolstizio ❤️! E a presto con le foto …🌊🌈☺️

Donatella

#naturecyclehealing #ilciboticambia  #rituals #women #donneincammino #feliciperunminuto #foodforhealing #nutrimentiperlanima

Le Donne in Cammino….. sono le DONNE DEI SEMI della Terra, che come essi sanno morire e rinascere ad ogni ciclo necessario……

PROVE TECNICHE PER IL WEEKEND! 🥧🥧🥧🍦🍦🍦 I #gelatini sono in #freezer e domattina a #colazione vanno in copertura con #cacao e granella di #nocciole . Siccome i gelati senza zuccheri mi piacciono non molto acidi (di solito si fanno con lo yogurt) ho scelto quello di soya senza zucchero sgocciolandolo in un telino pulito per tutta la notte che diventa dolcino (500 gr) , ho aggiunto essenza di vaniglia e tre cucchiai medi di zucchero a velo integrale fatto da me (ho un Minipimer fantastico del 1985 , il primo, che ancora funziona e fa queste cose, tipo macinino da caffè) 😃 E poi…..una prova dolce …..un nuovo plum cake con farina di cocco, saraceno e Maiorca bio. Ma prima lo assaggio ( in foto lo vedete prima crudo poi cotto)e poi vi dico….. Intanto buon n #giovedi 🥰 #gioiaincucina #ilciboticambia se #cucinoconamore #foodforhealing #foodtutoring #naturalfood Mi curo col cibo ma una volta settimana invece di andare in #pasticceria , pasticcio io 🤩 Il cibo ha #ilprofumodellamemoria E le mie #mani si muovono naturalmente e con maestria seguendo quel profumo….quell’istinto a creare pasticciando….Questo è il mio blog !!!! Iscriviti!

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